Crepereia Tryphaena una scoperta ricca di fascino.

Crepereia Tryphaena una scoperta ricca di fascino.

Alla fine del 1800 Roma viva una stagione di grande trasformazione urbanistica. Per il “pubblico interesse” della nuova Capitale d’Italia si giustifica la necessità di demolire e far posto a nuovi edifici. In questa fase, naturalmente, le scoperte archeologiche e i rinvenimenti di ogni genere si moltiplicano. La documentazione relativa per forza di cose scarseggia, non tiene il passo con il volume di scavi e reperti che vengono alla luce senza sosta. Rodolfo Lanciani, protagonista e testimone di questo periodo straordinario, nel 1886, all’Accademia dei Lincei dirà di temere di “essersi lasciata sfuggire un’occasione che non è per tornare, che è perduta per sempre”. La zona di “Prati di Castello” era pressochè inalterata dal Rinascimento, occupata da vigne e rari edifici sulla sponda del Tevere. Qui verrà demolito il recinto pentagonale di Castel Sant’Angelo e le sue fortificazioni medievali, si amplierà il letto del fiume con relativa sistemazione degli argini. Nascerà il 

nuovo quartiere Prati.  Qui, nel 1889 fervono i lavori per la costruzione del ponte Umberto I, sotto la guida dell’Ufficio tecnico speciale del Tevere nato per seguire la grande opera di bonifica e per costruire il Palazzo di Giustizia affidato all’ingegner Calderini. Il Comune acquista per queste nuove esigenze un’area militare ed espropria diversi edifici privati. Alcune strutture murarie antiche che in questa occasione vengono rinvenute sono documentate dal Calderini in maniera dettagliata ma senza possibilità di lettura interpretativa.  Il Lanciani rileva le scoperte ma probabilmente troppo tardi quando alcuni muri non sono più visibili. Egli stesso lamenta l’impossibilità di conciliare l’attività edilizia con la ricerca storica ed archeologica.  Lungo il lato nord del Palazzo di Giustizia si estende in direzione nord sud un porticato con tabernae. 

Sul Lato sud Calderini documenta una serie di muri e costruzioni. Sul  lato est, il 10 maggio del 1889, vengono rinvenuti due sarcofagi appartenenti alla stessa famiglia come risulta dalle iscrizioni: i personaggi sono Crepereia Tryphaena e suo padre Crepereius Euhodus. I due sarcofagi erano sistemati l’uno accanto all’altro, come in un’unica sepoltura per due. La stessa decorazione, presente solo solo sui due lati brevi affiancati e su un lato lungo, e quella del coperchio ora perduto lasciava pensare ad una sistemazione contemporanea delle due sepolture in una sorta di monumento unico. Lanciani le descrive come deposte nel fondo di un pozzo ma Calderini  nel suo rilievo descrive un edificio che prende la forma di un angolo retto proprio dove i sue sarcofagi furono rinvenuti. E’ possibile che ci sia stato qualche errore o imprecisione al momento dei ritrovamenti. 

La scoperta è comunque eccezionale e chiama sul posto gli esperti del Comune. Il recupero viene fatto con grande attenzione. Il 12 maggio si apre il sarcofago di Crepereia, all’interno, per quanto ancora sigillato, era penetrata dell’acqua e si erano formate delle alghe dai lunghissimi filamenti color ebano.

“Tolto il coperchio e lanciato uno sguardo sul cadavere attraverso il cristallo dell’acqua limpida e fresca, fummo stranamente sorpresi dall’aspetto del teschio, che ne appariva tuttora coperto dalla folta e lunga capigliatura ondeggiante sull’acqua”. La suggestione di questo ritrovamento quasi prodigioso fu immensa, l’esumazione della fanciulla fu realizzata con solenni onori. Giovanni Pascoli compose per l’occasione una poesia in latino in strofe saffiche che donò in occasione delle nozze alla figlia dell’onorevole Benzoni allora Ministro della Pubblica Istruzione e suo amico a Roma.

Il poeta immagina di assistere alla scoperta. Rievoca la cerimonia funebre per la giovinetta, gli sembra di rivivere l’amore del promesso sposo, il cui nome era Filetus, come sembrerebbe potersi dedurre dall’analisi del corredo.

 

… Vitrea Virgo sub aqua latebas/at comans summis adiantus undis/nabat. An nocti dederas opacae/spargere crinis?…(Giovanni Pascoli, Crepereia Tryphaena 1893; Poematia et Epigrammata-Poesie minori) …”Ti nascondevi o fanciulla, nell’acqua trasparente, e sull’onda nuotavano i tuoi capelli di felce. Avevi concesso alla notte oscura il privilegio di scioglierli?…”

All’interno del sarcofago venne ritrovato un vero tesoro, oggi esposto presso la Centrale Montemartini, in Roma. Lo scheletro della fanciulla era perfettamente intatto,  vicino a lei i suoi gioielli di ragazza, una corona con fermaglio d’argento con cui probabilmente era stata sepolta e infine una bambola dalle articolazioni mobili, che inizialmente sembrò essere di legno di quercia o di ebano e dopo il restauro si rivelò di avorio. Un piccolissimo cofanetto rivestito di lastrine di avorio conteneva i gioielli e gli oggetti (pettinini, specchietti) della bambola che a sua volta indossava al pollice della mano sinistra un anello con un ciondolino a forma di chiave. La piccola chiave del suo cofanetto.

Dal nome della fanciulla e di suo padre, Tryphaena e Euhodus, di sicura origine greca, si deduce che entrambi appartenevano ad una famiglia di liberti. Crepereia aveva circa 20 anni e probabilmente era una promessa sposa. Uno degli anellini del corredo aveva un castone di corniola con la rappresentazione di due mani che si stringono (segno nuziale) e l’altro portava  il nome di  Filetus, il promesso sposo,  ricavato nel cammeo.  I dati cronologici più chiari ci vengono senz’altro dall’analisi della bambola e della sua acconciatura, estremamente curata e derivante da una sorta di fusione tra elementi propri dell’epoca di Faustina Maggiore e acconciature dell’epoca di Faustina Minore. All’epoca e allo stile della prima,  moglie di Antonino Pio morta nel 141 d.C. , riconduce la complessa pettinatura formata da piccole trecce che vanno a raccogliersi sulla sommità del capo. Alla moda “innovativa” adottata da Faustina Minore dopo il 150 d.C. riporta invece l’acconciatura visibile frontalmente, con capelli spartiti sulla fronte e divisi morbidamente ai lati del viso a coprire le orecchie. La raffinatezza artistica del ritratto, il sistema delle articolazioni, la perizia e la padronanza tecnica esibite rendono la bambola un’opera eccezionale

Ci può stupire che un giocattolo venisse posto vicino ad una fanciulla ormai in età di matrimonio. Forse il deporre un oggetto collegato all’infanzia nella sepoltura aveva principalmente un valore simbolico-religioso di offerta alle divinità protettrici dell’infanzia da parte di fanciulli e fanciulle in procinto di abbandonare l’adolescenza. Allo stesso periodo, cioè all’età Antonina, agli anni successivi al 150 d.C, riportano i dettagli della lavorazione a rilievo del lato breve del sarcofago della fanciulla. 

Si tratta di una delicata e mesta scena di compianto funebre che mi sembra richiamare con evidenza la tipologia espressa, pur con maggiore raffinatezza e padronanza, nel rilievo in marmo pentelico esposto in Palazzo Altemps, noto come “Nova nupta” e interpretato solitamente come rappresentazione del mito di Ifigenia. L’eroina, figlia di Agamennone, viene preparata per le nozze con Achille, ma in realtà il suo destino è il sacrificio agli dei. Ad un medesimo modello, seppure in maniera non altrettanto esperta, mi sembra riporti sia il velario sullo sfondo, che anche la compostezza delle figure e in generale l’atmosfera di dolore evocata. Anche il rilievo di Palazzo Altemps, particolarmente noto ed amato durante il Rinascimento tanto da aver

Raffaello, 1514. Firenze, Galleria degli Uffizi.

ispirato lo stesso Raffaello, costituiva il lato breve di un sarcofago e rimandava con molta probabilità ad una scena nuziale sommessa e triste, come sommesso e triste doveva essere anche per chi preparò il sarcofago per Creperieia, il riferimento al matrimonio probabilmente mai avvenuto della fanciulla.

Per sarcofagi  e corredo a lungo non ci fu pace. Fino al 1928 furono esposti al Palazzo dei Conservatori; dal 1929 furono presso l’Antiquarium Comunale del Celio. Nel 1939 ci fu il parziale sgombro dell’Antiquarium, quindi i sarcofagi con il corredo tornarono nei depositi dei Musei Capitolini. Nel 2016 viene infine assegnata ai reperti la collocazione attuale. 

(Federica Carpinelli)

 

Per approfondimenti: Anna Mura Sommella, Scoperte archeologiche: “Crepereia Tryphaena” in www.cortedicassazione.it; Eugenia Salza Prina Ricotti: Giochi e Giocattoli (Vita e Costumi dei Romani antichi, 18), 1995 -edizioni Quasar; AA.VV. Palazzo Altemps, le collezioni: pp.160-1, 2014 -Electa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ingegner Guglielmo Calderini

 

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