#Visiteguidate al tempo del Coronavirus – La morte di Raffaello – a cura della Dott.ssa Lara Moccia

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La morte di Raffaello

“Lasciando questa corte in grandissima et universale mestitia” con queste parole Pico della Miranda avverte la sua signora Isabella d’Este della morte di Raffaello.
Raffaello morì a Roma il 6 Aprile del 1520 il giorno stesso in cui era nato, il 6 Aprile del 1483, entrambi erano un venerdì Santo, la sua morte, come citato nella lettera, lasciò tutti in grande sconcerto, un cordoglio generale e una tristezza diffusa tra umanisti e semplici cittadini. Ad accentuare la portata dell’evento nefasto lo stesso giorno si verificò un problema statico nei palazzi Vaticani che fu interpretato come la scossa di terremoto che spezzò le rocce al momento della morte di Cristo.
Secondo Vasari la sua morte fu dovuta ad una “grandissima febbre” mal curata che si protrasse per otto giorni, dovuta, secondo l’aretino agli eccessi amorosi a cui si era dedicato durante il Carnevale romano, si trattò molto probabilmente di un’infezione polmonare dovuta ad un sovraccarico di lavoro e alle tante ore spese negli umidi ambienti delle rovine romane che stava studiando. Le sue condizioni si aggravarono subito e lui stesso prese la decisione di far testamento sul letto di morte. Lasciò come suoi eredi i due allievi prediletti, Giulio Romano e Giovan Francesco Penni e lasciò anche una somma di millecinquecento ducati in oro per la sua sepoltura .Le sue esequie si tennero il giorno dopo, non si poteva infatti celebrare il funerale la Domenica di Pasqua, la salma fu accompagnata da cento torce portate da pittori e fu tumulato, come da sue disposizioni, nel Pantheon. Nonostante il poco tempo a disposizione il tutto si svolse come un funerale di stato in grandissima pompa, lo stesso avvenne pochi giorni dopo, l’11 Aprile, per la morte del suo amico Agostino Chigi.
Della sua tomba nel corso dei secoli si persero le tracce fino al 1833 quando su iniziativa dei Virtuosi del Pantheon si cominciò a scavare e solo dopo 5 giorni di lavori, sotto l’edicola della Madonna del Sasso del Lorenzetto, citata dal Vasari, emerse una cassa di legno d’abete nel cui interno fu ritrovato lo scheletro di Raffaello. Dopo il riconoscimento anatomico, i resti vennero messi in una cassa di pino sistemata all’interno di un sarcofago del I sc. d.C. donato da papa Gregorio XVI, proveniente dai Musei Vaticani.

 

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Lara Moccia